venerdì 15 marzo 2013

Salvaguardiamo dalla chiusura le Biblioteche Scolastiche lasciamo la parola agli esperti



Ma al MUIR  sapevano che la loro proposta recepita nel'articolo 14 commi 13 e 14 della Spending Review avrebbe chiuso le Biblioteche scolastiche? Non so cosa è meglio che pensare.

Lascio la parola all'esperto.

Lo stato delle Biblioteche Scolastiche  in Italia, tra legislazione insufficiente e tagli ai fondi

di Luisa Marquardt

fonte: Libreriamo

Diminuisce il numero delle biblioteche all’interno delle scuole: le revisioni della spesa pubblica colpiscono il personale addetto a quest’area. Libreriamo tratteggia una panoramica della situazione con l’aiuto di Luisa Marquardt

La condizione delle biblioteche scolastiche in Italia è tutt’altro che rosea: la maggior parte degli istituti dichiara di averne una, ma spesso non si tratta che di un armadietto magari tenuto chiuso a chiave. Con i tagli sui fondi destinati alla scuola la situazione va peggiorando, e il personale da dedicare a questo settore viene a mancare. Libreriamo ha cercato di ricostruire una panoramica della situazione con la collaborazione di Luisa Marquardt, docente di Bibliografia e Biblioteconomia presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università “Roma Tre” e coordinatore dell’AIB Commissione nazionale Biblioteche scolastiche. La professoressa Marqaurdt è anche Director Europe dell’Associazione internazionale di biblioteconomia scolastica (IASL), Elected Member della Federazione internazionale delle biblioteche e delle istituzioni bibliotecaria, Sezione biblioteche scolastiche (IFLA – SLRC) e dell’IFLA-IASL Joint Steering Committee.

LA LEGISLAZIONE SULLE BIBLIOTECHE SCOLASTICHE – In Italia non esiste una legislazione specifica in merito alla presenza di biblioteche e personale addetto alle biblioteche nelle scuole. Il primo intervento legislativo ad avere un effetto indiretto in questo campo è rappresentato dai Decreti Delegati del 1974 (D. 417/74, Art. 113), che hanno istituito l’uso dei docenti inidonei – docenti che, per problemi di salute, non possono più dedicarsi all’attività didattica in aula – in compiti diversi dall’insegnamento. La possibilità di tale utilizzo del personale scolastico è stata confermata successivamente dal Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione del 1994 (D.L.vo 297/1994 – Art. 514) e da tutti i successivi contratti nazionali, compreso il CCNI 2008, specifico per i docenti inidonei all’insegnamento. “Queste disposizioni prevedevano la possibilità che tali docenti venissero impiegati in aree diverse, per esempio nell’amministrazione, in segreteria e in particolare nelle biblioteca scolastica, che essendo un ambito molto vicino a quello della didattica rappresentava un ambiente naturale nel quale continuare a prestare servizio”, spiega Luisa Marquardt. “Qui i docenti inidonei potevano continuare a mettere in campo le loro competenze culturali, oltre a formarsene di nuove e specifiche di un bibliotecario.”

I DOCENTI-BIBLIOTECARI – “Sicuramente questo dispositivo normativo presentava luci e ombre”, commenta la professoressa: “l’utilizzo talvolta improprio che se ne è fatto e i casi di malattie gravi non hanno sempre facilitato lo slittamento degli insegnanti non più idonei in aree diverse, ma in molti casi ha rappresentato un meccanismo estremamente proficuo. L’insegnante proiettato in una dimensione diversa da quella strettamente scolastica si sentiva il più delle volte stimolato a costruirsi un’identità professionale nuova, in molti si sono riqualificati seguendo master e corsi di formazione ministeriali, costruendosi un bagaglio di esperienza ricchissimo. Oggi molti dei docenti inidonei si possono considerare ‘docenti-bibliotecari’ a tutti gli effetti, perché hanno competenze del tutto adeguate a gestire una biblioteca in maniera efficiente.”

L’EVOLUZIONE DELL’APPARATO LEGISLATIVO – In Italia, a differenza di quanto avvenuto nel resto d’Europa, questa legislazione non ha però mai portato alla definizione di un piano coerente di sviluppo delle biblioteche scolastiche, né è stato mai stabilito per legge che un istituto scolastico, per essere riconosciuto dal sistema dell’istruzione pubblica, debba avere una biblioteca, sicché è prerogativa della singola scuola dotarsi o no di tale struttura. Anzi, il recente Decreto Legislativo 95/2012, che definisce alcuni interventi per la revisione della spesa pubblica, nel caso specifico della scuola limita l’utilizzo in compiti diversi dall’insegnamento dei docenti inidonei, che vengono ora costretti a transitare in ruoli amministrativi. “Il provvedimento va a colpire almeno 3.665 docenti, che rivendicano il diritto a mettere a frutto le competenze notevoli maturate nel settore bibliotecario”, dichiara la professoressa Marquardt. “Oltretutto si tratta mediamente di persone abbastanza avanti con l’età, che hanno già subito duri colpi dalla vita. I bibliotecari provinciali nelle scuole superiori furono colpiti da provvedimenti analoghi nel 1999: il personale bibliotecario dipendente dalle amministrazioni provinciali dovette transitare nell’area amministrativa, e anche in questo caso persone con profili professionali molto alti furono costrette ad abbandonare il loro campo. La storia si ripete con il D.L. 95. L’AIB ha provato a intervenire per indurre un ripensamento, ma c’è poco da fare. Eppure la scelta di non investire nelle biblioteche scolastiche manca completamente di lungimiranza: la biblioteca scolastica potrebbe, tra le altre sue funzioni, ricoprire un ruolo importante di raccordo tra l’area didattica e le attività culturali del territorio, come avviene negli altri Paesi.”

UN CONFRONTO CON L’EUROPA – È il caso per esempio del Portogallo, che partendo da una situazione analoga alla nostra dal 1996 ha portato avanti inarrestatamente un piano di sviluppo delle biblioteche scolastiche. Nel 2010 una legge ha lì stabilito che in ogni biblioteca scolastica dovesse esserci un bibliotecario specializzato, e c’è un piano congiunto di formazione aperto ai bibliotecari pubblici e ai docenti inidonei impiegati nelle biblioteche scolastiche: c’è una collaborazione efficace e virtuosa tra biblioteche scolastiche e pubbliche. “Ai bambini, ai loro genitori e ai docenti delle scuole portoghesi vengono date maggiori possibilità d’accesso all’informazione”, sottolinea Luisa Marquardt: “anche le famiglie meno interessate, meno vicine agli ambienti della cultura, attraverso la biblioteca scolastica hanno scoperto la dimensione della biblioteca pubblica. In Portogallo la diffusione della tecnologia è avvenuta anche attraverso le biblioteche scolastiche: ci si è avvalsi del personale inidoneo a questo scopo.” Ma lo stesso discorso di biblioteca in condizione professionale vale per Francia, Croazia , Polonia, Lituania. “I politici dovrebbero guardare a questo segmento della macchina scuola con attenzione diversa. I risultati che si possono ottenere sono molto interessanti.”

DATI SULLA PRESENZA DI BIBLIOTECHE SCOLASTICHE IN ITALIA – Riguardo al numero di istituti scolastici dotati di biblioteca in Italia e alla loro dislocazione sul territorio, i dati sono frammentari. “È stata sì istituita un’Anagrafe dell’Edilizia Scolastica”, ci informa la professoressa Marquardt, “ma questa pone attenzione soprattutto sull’aspetto della sicurezza.” Nel 1997 la Direzione generale Istruzione classica promosse e coordinò un’indagine quantitativa per censire le biblioteche scolastiche, condotta mediante la somministrazione di un questionario a tutte le scuole secondarie superiori e a un campione di scuole secondarie inferiori ed elementari. Il 97% dei dirigenti scolastici dichiarava di avere una biblioteca, ma questo era solo il dato quantitativo. “Nella realtà dei fatti, ma si va da spazi articolati e ben forniti allo scaffaletto metallico chiuso a chiave, magari collocato in sala professori. Manca una cultura della biblioteca scolastica come ambiente per l’apprendimento, indispensabile a realizzare davvero una didattica attiva. Laddove in una scuola emerge la necessità di trovare nuovi spazi, la prima a saltare è la biblioteca. Tendenzialmente comunque l’offerta migliore si colloca nelle regioni del centro-nord, come la Toscana, l’Emilia Romagna, il Piemonte, la Lombardia, che più hanno investito nelle biblioteche. Una realtà di eccellenza è quella bolzanina: nel 1990 la provincia autonoma di Bolzano ha legiferato in materia di biblioteche scolastiche (legge 17/1990), e a distanza di quasi un quarto di secolo queste si confermano anche a livello internazionale un modello vincente. Alla biblioteca scolastica viene riconosciuta piena dignità, sono istituite le figure del direttore, dell’assistente di biblioteca, e questa lavora in maniera integrata concorrendo al raggiungimento degli obiettivi didattici dell’istituzione scolastica e operando in piena collaborazione con le biblioteche del territorio. Nel sito della provincia di Bolzano è immediatamente visibile, sia per la comunità italiana sia per quella tedesca, quest’area integrata che presenta un doppio canale – per le biblioteche scolastiche e per quelle pubbliche.”

LA DIFFICOLTÀ DI MANTENERE UNA BIBLIOTECA NELLE SCUOLE – Rispetto al passato, la situazione delle biblioteche scolastiche va peggiorando: il loro numero è sicuramente diminuito. Tanti docenti prima utilizzati nelle biblioteche sono già transitati in ruoli amministrativi, perché in certe Regioni alcune circolari hanno anticipato il D.L. 95, e quest’ultimo aggrava ulteriormente il problema. Laddove si è già verificato questo passaggio la biblioteca ha chiuso, oppure ha ridotto drasticamente l’orario di apertura, offrendo servizio in un orario minimo e su base volontaria. D’altra parte questo si verificò anche quando bibliotecari ex provinciali transitarono nell’organico amministrativo. “Anche i dirigenti scolastici denunciano la difficoltà di mantenere una biblioteca”, commenta la professoressa Marquardt: “non si può più nemmeno ricorrere a quei dispositivi normativi che consentivano, laddove mancava personale specializzato, l’utilizzo delle ore vacanti dei docenti, perché tutti i docenti ora hanno la cattedra piena.”
6 febbraio 2013


''I tagli su istruzione, scuola, biblioteche sono un pericolo per il Paese''

Le biblioteche scolastiche sono strumenti fondamentali per educare i ragazzi a una corretta competenza informativa e mediatica, formando le competenze critiche necessarie ai cittadini di domani. Lo afferma Luisa Marquardt, che dopo averci aiutato a ricostruire, in un nostro precedente articolo, la situazione delle biblioteche scolastiche italiane, ci parla delle campagne in loro favore: BIOS (una Biblioteca In Ogni Scuola), l’iniziativa “I libri spediamoli a scuola” e il progetto ministeriale Bibliorete21, della cui commissione la professoressa Marquardt fa parte.
Ci sono iniziative per richiamare l’attenzione sulla necessità che le scuole vengano dotate di biblioteche?
La IASL (Associazione Internazionale di Biblioteconomia scolastica), l’IFLA SLRC(Federazione internazionale delle biblioteche e delle istituzioni bibliotecarie - Sezione biblioteche scolastiche) e l’ENSIL (Rete Europea per le Biblioteche Scolastiche e la Competenza Informativa) hanno da tre anni varato una campagna di sensibilizzazione nei confronti delle biblioteche scolastiche chiamata ALIES (A Library In Every School), che io ho tradotto in italiano con BIOS (una Biblioteca In Ogni Scuola). La campagna, non potendo contare su finanziamenti di nessun genere, si promuove soprattutto attraverso i canali di questi organismi e attraverso iniziative attuate nei vari Paesi, per esempio a ottobre in occasione del mese internazionale della biblioteca scolastica. In Italia BIOS ha incontrato e unito le sue forze con “I libri spediamoli a scuola”, campagna di promozione della lettura e del libro attraverso la scuola e la sua biblioteca nata da un’idea di Della Passarelli, direttore editoriale della Sinnos Editrice. Si tratta di una campagna attiva rivolta anche al semplice cittadino, non necessariamente a coloro che all’ambiente della scuola sono legati. Librerie e scuole sono invitate a gemellarsi, e tutti i cittadini che vanno in libreria possono scegliere di destinare un acquisto alla biblioteca della scuola gemellata. Tutto ciò avviene sulla base di progetti che garantiscano che i libri donati alla scuola vengano poi effettivamente utilizzati. Questa campagna consente anche di valorizzare le competenze del libraio: gli insegnanti e i genitori non sempre conoscono la proposta editoriale corrente, che nel settore dell’infanzia ha fatto passi da gigante, e laddove c’è un libraio specializzato in questo campo, per esempio, possono avvalersi di consigli molto buoni. È insomma una campagna di cittadinanza attiva, un modo per aggregare editori, librerie, cittadini comuni in un’azione efficace sul versante della promozione di libri, lettura, librerie e biblioteche, che anche nell’era del digitale non perdono la loro funzione di snodo d’accesso all’informazione.
Ci sono anche iniziative ministeriali?
Sul versante istituzionale, ad agosto 2010, in seguito a una serie di sollecitazioni da parte della Commissione nazionale biblioteche scolastiche, all’epoca coordinata dalla professoressa Donatella Lombello dell’Università di Padova e attualmente coordinata da me, si avviò un progetto finalizzato a costituire una rete di biblioteche per le competenze chiave del 21simo secolo, nominato Bibliorete21. La circolare che venne mandata alle scuole per invitarle a entrare a prender parte a questo progetto richiedeva come requisiti minimi che l’istituto fosse dotato di una biblioteca scolastica con del personale addetto, in qualunque modalità venisse impiegato, e che volesse operare in un’ottica di rete con le altre scuole e con il territorio.
Perché è importante investire nelle biblioteche scolastiche?
Ci sono tantissimi studi in ambito psicologico e anche nel campo delle neuroscienze che evidenziano come la plasticità dell’intelletto umano sia inversamente proporzionale all’età, ed è importante proprio in questo stadio educare l’intelletto a un approccio integrato all’informazione, che passi attraverso canali diversi. Non si deve veicolare l’idea che soltanto computer e connessioni internet possano dare accesso ai contenuti dell’informazione e utilizzare così in una fiducia totale le nuove tecnologie e risorse digitali, privando bambini e ragazzi di una dimensione fondamentale quale quella della ricerca e dell’uso di più fonti informative. Sin dai primi anni e dai primi gradi dell’istruzione bisognerebbe costruire un percorso di educazione alla competenza informativa e mediatica mettendo a disposizione una pluralità di risorse e di strategie, altrimenti si rischia di favorire delle abilità più di tipo tecnico che non delle vere e proprie competenze. È una questione alla base anche di qualsiasi democrazia: sono le capacità critiche che consentono di esercitare in pieno i diritti di cittadinanza, la tenuta di un Paese viene messa a dura prova quando si taglia sull’istruzione e sulla cultura. Per questo è importante investire in strutture che la veicolino, come le biblioteche e, in prima istanza, le biblioteche scolastiche, che offrono questo servizio ai più giovani.
Un motivo in più che dovrebbe spingere il legislatore a investire nella biblioteca scolastica dovrebbero essere i risultati che provengono dalla realtà di Bolzano, dove alle biblioteche scolastiche è stata dedicata a partire dal 1990 grande attenzione da parte degli apparati legislativi della provincia. Non è un caso che i risultati degli allievi di Bolzano e provincia nelle indagini internazionali si allineino ai livelli più alti, mentre la performance italiana in generale è al di sotto della media europea.
7 febbraio 2013

giovedì 14 marzo 2013

Biblioteche scolastiche e discussa rappresentanza sindacale

docenti bibliotecari, assistenti amministrativi, davanti al MUIR - 12.03.2012

I docenti bibliotecari da anni ormai si battono per salvare i propri posti di lavoro e le biblioteche scolastiche. Le biblioteche scolastiche ed i loro posti di lavoro. E sì, perchè dipende da che prospettiva la si vuole guardare la situazione.

Il bibliotecario scolastico che difende il proprio posto di lavoro non verrà rimpiazzato da alcuno e le biblioteche chiuderanno. Chi difende le biblioteche scolastiche dalla chiusura difende il diritto dei nostri allievi all'istruzione, all'arricchimento culturale all'addestramento alla ricerca.
Chi fa il docente fa un lavoro delicato, non impiegatizio, lo fa per passione e con passione. Anche se spesso la sua passione è messa a dura prova dalle carenze della scuola italiana e dallo brindellarsi del tessuto sociale che significa avere a che fare con alunni sempre più problematici.

Chi opta di essere utilizzato in altri compiti nella biblioteca scolastica lo fa perché comunque rimane a lavorare come docente, docente bibliotecario, in questo caso. Può continuare a mettere la sua professionalità di docente a disposizione degli studenti.

Non finirò di ribadirlo, e persone di gran lunga più autorevoli di me lo hanno ribadito n volte,  il bibliotecario scolastico, necessita di competenze educative che si sommano a quelle del semplice bibliotecario. Non per altro questo personale si chiama "docente bibliotecario".

E tutta Europa lo sa, meno l'Italia. Che tristezza!

Si leggono ultimamente dei sinistri e fuorvianti messaggi rassicuranti, da parte delle organizzazioni sindacali cosidette "più rappresentative"  Mentre i colleghi lottano per preservare se stessi e la scuola pubblica dallo smembramento scientifico del governo Berlusconi (e dei suoi strascichi), queste organizzazioni scrivono che la situazione è in via di risoluzione.

Nulla di più falso. Non è stata fermata la deportazione dei docenti-bibliotecari sui posti di assistente amministrativo. 

Quindi le biblioteche chiuderanno!

Quindi gli assistenti amministrativi precari da anni perderanno il posto.

Anche una modulazione graduale della deportazione è inaccettabile. Lo specchietto per le allodole della dispensa da servizio è una via improponibile: vista l'età media degli interessati, significherebbe ritirarsi con 200,00 euro al mese. Che ci provino i sindacalisti a vivere con quella cifra!

I docenti bibliotecari non si sentono quindi più rappresentati da organizzazioni sindacali che non tutelano affatto i loro diritti e quelli degli studenti italiani.

E' da aggiungere, inoltre, che al momento sta per insediarsi un nuovo governo, quindi è decisamente lesivo dei nostri diritti che le organizzazioni sindacali cosidette "più rappresentative", da noi non autorizzate, si affrettino a firmare senza il nostro consenso non-soluzioni, finte soluzioni, e prese in giro contenute nella nuova bozza di decreto attuativo.

No alla firma del Decreto attuativo, no alla svendita dei nostri posti, no alla depauperazione delle risorse documentali, no all'attacco contro la scuola pubblica!!!


Care organizzazioni sindacali,
ieri 12.03.2013 c'eravamo noi davanti al MUIR e non abbiamo avuto il piacere di incontrarvi....avete forse atteso che ce ne fossimo andati? Visto che è poi è uscita la notizia che l'incontro c'è stato?

Peccato che non abbiate fatto alcun gesto per conoscerci, per sapere di che cosa abbiamo bisogno.

Siete stati latitanti e vi significhiamo che non ci state rappresentando, non state portando avanti le reali istanze delle categorie interessate.

Vi diffidiamo, a questo punto della vicenda, dal firmare qualsiasi accordo. Abbiamo atteso fino ad ora e VOGLIAMO che sia il NUOVO GOVERNO ad occuparsene. La legge che ci condanna è stata fatta su spinta di un governo che non esiste più. I tempi sono cambiati, abbiamo votato in Parlamento forze politiche che hanno nel loro programma leggi di tutela nei nostri confronti, quindi giù le mani dai decreti attuativi di una legge iniqua, crudele e cattiva.

Chi firmerà verrà chiamato a risponderne anche  personalmente in sede giudiziaria.

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