sabato 7 settembre 2013

Un Assistente Amministrativo Scrive al Ministro Carrozza

AL MINISTRO DELL’ISTRUZIONE
On Maria Chiara Carrozza

p.c. Alle organizzazioni sindacali

Gentile Signora Ministra
le scrivo per parlarle del grave disagio morale e sociale che stanno vivendo gli amministrativi e i tecnici del personale ATA della scuola, e anche i docenti inidonei.

Mi chiamo Maurizio Tacconi, ho 48 anni e sono un assistente amministrativo precario della provincia di Arezzo attualmente disoccupato e in attesa di un nuovo incarico.

La mia storia che è molto simile a molte/i delle mie colleghe/i.

Sono entrato nella scuola il 1° di settembre del 2005, dopo avere lasciato la fabbrica dove lavoravo e una retribuzione ben più alta di quella che mi si prospettava accettando l'incarico di supplente. Avevo alle spalle una carriera di 15 anni di lavoro da operaio meccanico specializzato addetto alla manutenzione e avevo raggiunto il massimo della qualifica ottenibile. Ciò per dimostrarle che non sono né uno stupido, né un vagabondo.

La mia scelta di lavorare scuola non era dovuta, quindi, a ragioni economiche (oggi da precario percepisco lo stesso stipendio di allora) ma, soprattutto, a motivi di salute: lavoravo in un'azienda di manufatti in cemento armato e ho ritenuto che fosse poco salutare respirare cemento per quaranta  (oggi anche di più) anni, fino al raggiungimento dell'età pensionabile. E poi volevo fare valere quel diploma, che mi era costato tante energie, grazie al quale potevo accedere al profilo di assistente amministrativo.

Nel mio nuovo lavoro ho cambiato di continuo scuole e sedi di servizio, per tutta la provincia di Arezzo. Tre anni fa ho dovuto acquistare una macchina a GPL per ammortizzare i costi degli spostamenti, con un prestito settennale che ancora devo finire di pagare. A questo debito si aggiunge  il mutuo di una casa che decisi di comprare quando avevo ancora un contratto a tempo indeterminato (in fabbrica). Forse sono stato incauto a pensare di mettere su famiglia e di avere una casa di proprietà, ma l'articolo 1 della Costituzione mi dava una certa sicurezza. Oggi comincio a dubitare anche su quella, visto che alcune vicissitudini della vita politica attuale, mettono in dubbio anche la validità dell'articolo 3.

Negli otto anni di lavoro nella scuola ho avuto per fortuna, anche se in sedi diverse, quasi sempre incarichi annuali, che con qualche sacrificio, magari rinunciando alle ferie e risparmiando sul vestiario, mi hanno permesso di ottemperare ai miei impegni.

Ma poi sono sopraggiunti i tagli lineari della Gelmini (qualcuno li ha chiamati “riforma”). Così da  due anni i miei contratti scadono al 30/6. Per la prima volta nella mia vita sono finito in quelle sempre più affollate liste di disoccupazione, con i disagi che tutti conoscono, ho meno contributi previdenziali e a oggi ho percepito solo l'indennità del mese di giugno.

Eppure non mi sono mai scoraggiato. Ho sempre svolto il mio lavoro con dedizione e impegno. Lo dimostrano le tante ore svolte oltre il normale orario di lavoro nei momenti in cui la mole di lavoro è più alta (durante l'attività didattica). Nelle varie sedi di lavoro ho svolto tutte le mansioni: dalla contabilità alle schede degli alunni, acquisendo professionalità su tutto il lavoro di segreteria. Non ho mai perso un corso di formazione.

Tutto questo per ricevere in cambio cosa?

Martedì 10 settembre presso l'UST di Arezzo saranno attribuiti gli incarichi annuali. Sicuramente  toccherà anche me, ma anche quest'anno la mia vita sarà doppiamente precaria. Infatti, a causa della Spending Review, il mio incarico sarà “fino all'avente diritto” e poi più niente. Licenziato.

L'avente diritto, se non verrà cancellata la legge, sarà un docente inidoneo che, nella quasi totalità dei casi che ho incontrato nel mio lavoro, è davvero inidoneo, cioè impossibilitato a lavorare per gravi motivi di salute. Molti di loro vivono, sia pure da un'altra prospettiva, le mie stesse ansie e difficoltà. Spero che Lei non pensi che si tratti anche qui di falsi invalidi.

Gentile Ministra, solo chi non ha a cuore il corretto funzionamento della pubblica istruzione può  perdere lavoratori già formati e ligi al lavoro come lo siamo stati noi fino ad adesso.

Voglio credere che Lei capirà quale sia lo stato d'animo di noi precari ATA e dei docenti inidonei che dovrebbero dedicarsi a un lavoro che non conoscono e che nella maggior parte dei casi non possono fare. Chi era in grado è già impegnato utilmente in compiti di coordinamento o come bibliotecario.

Lei può restituirci la nostra dignità di lavoratori, annullando l'art. 14 della Spending Review (L. 95/12).

Dia il via libera alle immissioni in ruolo anche per gli amministrativi e i tecnici, come ha fatto saggiamente per i collaboratori scolastici.

Restituisca la tranquillità anche a quei docenti che hanno avuto la sfortuna di perdere la salute.

Le porgo i miei più distinti saluti ringraziandola per il tempo dedicato a queste righe.

MAURIZIO TACCONI



fonte:http://www.flcgil.it/scuola/ministro-carrozza-puo-restituirci-la-nostra-dignita-di-lavoratori-cancellando-la-norma-vergogna.flc

venerdì 6 settembre 2013

Consiglio dei Ministri 9 settembre 2013 - Il presidio DU ATA Q96 e ITP


Non è ancora detta l'ultima parola sulla sorte della Biblioteche Scolastiche. Nel Consiglio dei Ministri del 9 settembre 2013 potrebbe spuntare uno spiraglio di luce per salvarle dalla chiusura.

Presidio attivo quindi fino a tutto lunedì 9 settembre 2013.

Una storia incredibile, e per restare in tema, kafkiana a dir poco. Già raccontata qui.

Da due anni, per una "svista?", senza neanche saperne gli effetti, come confessato a posteriori da più parti in più Ministeri e da vari parlamentari, tutto il personale docente incaricato delle biblioteche scolastiche, insieme a quello incaricato dei laboratori, veniva deportato nelle segreterie delle scuole.

Operazione tanto grave quanto la "svista" che vede coniato il termine "esodati" di cui il governo Monti di è macchiato verso lavoratori che sono rimasti senza stipendio e senza pensione.

I D.U.a rischio di deportazione potranno essere salvati il 9 settembre 2013?







mercoledì 4 settembre 2013

I have a dream...

che ogni scuola pubblica italiana abbia la sua biblioteca. E che ogni biblioteca in una scuola pubblica italiana sia degna di essere chiamata Biblioteca. E quindi che tutti gli allievi italiani possano esercitare pienamente il loro diritto allo studio.

Come è fatta una biblioteca scolastica? Intanto deve avere il docente bibliotecario! Poi deve essere ben fornita ed accogliente.





Il sit-in del 10 luglio al MIUR Ancora un'estate di protesta contro l'imminente chiusura delle biblioteche scolastiche


Qust'estate non cambiare, stessa piazza stesso mare


martedì 16 aprile 2013

Nuova petizione contro la deportazione forzosa dei docenti utilizzati in altri compiti a danno degli assistenti amministrativi





 FIRMATE QUESTA PETIZIONE E PASSATELA AGLI AMICI




La mia opinione.

Questa petizione è formulata in modo piuttosto "tecnico" diciamo con un linguaggio piuttosto chiaro agli addetti ai lavori, cioè ai lavoratori della scuola. MA ha una sua validità. E per questo va spiegata ai non addetti ai lavori, che sono però i cittadini che ne subiranno i danni per soppressione dei servizi.

Chiede il ritiro di un recente decreto ministeriale, firmato dal Ministro dell'Istruzione che prevede lo spostamento di tutti i docenti utilizzati in altri compiti nelle segreterie delle scuole.

Quali sono le conseguenze di questo spostamento? Gli insegnanti utilizzati, svolgono compiti di supporto alla didattica. Arricchiscono le scuole con le loro competenze. Ad esempio sono i soli a tenere aperte le biblioteche scolastiche, ma non solo. Questo non è uno spreco.

Al fine di bloccare le assunzioni degli assistenti amministrativi (coloro che lavorano nelle segreterie della scuole), il governo ha scelleratamente studiato questa soluzione. Spostare il personale docente su posti di segreteria ed impedire così la stabilizzazone degli assistenti amministrativi.

Già i tagli sono tanti, togliere alla scuola pubblica, ai nostri figli, anche la biblioteca scolastica è una ulteriore penalizzazione. Mentre i politici e i loro amici mangiano ancora a spese nostre impoverendoci sempre più, ai nostri figli si nega una istruzione di base!
Per favore indignatevi! Pretendete che il servizio di biblioteca rimanga nelle scuole.

No ai tagli alla didattica. La biblioteca è il centro di documentazione gratuito per gli studenti!!!!!!!!!!

Sfondiamo il tetto previsto di firme raccolte.

Firmate e diffondete, non fermatevi, diffondete!!!!!!!!!!!



 FIRMATE QUESTA PETIZIONE E PASSATELA AGLI AMICI



venerdì 15 marzo 2013

Salvaguardiamo dalla chiusura le Biblioteche Scolastiche lasciamo la parola agli esperti



Ma al MUIR  sapevano che la loro proposta recepita nel'articolo 14 commi 13 e 14 della Spending Review avrebbe chiuso le Biblioteche scolastiche? Non so cosa è meglio che pensare.

Lascio la parola all'esperto.

Lo stato delle Biblioteche Scolastiche  in Italia, tra legislazione insufficiente e tagli ai fondi

di Luisa Marquardt

fonte: Libreriamo

Diminuisce il numero delle biblioteche all’interno delle scuole: le revisioni della spesa pubblica colpiscono il personale addetto a quest’area. Libreriamo tratteggia una panoramica della situazione con l’aiuto di Luisa Marquardt

La condizione delle biblioteche scolastiche in Italia è tutt’altro che rosea: la maggior parte degli istituti dichiara di averne una, ma spesso non si tratta che di un armadietto magari tenuto chiuso a chiave. Con i tagli sui fondi destinati alla scuola la situazione va peggiorando, e il personale da dedicare a questo settore viene a mancare. Libreriamo ha cercato di ricostruire una panoramica della situazione con la collaborazione di Luisa Marquardt, docente di Bibliografia e Biblioteconomia presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università “Roma Tre” e coordinatore dell’AIB Commissione nazionale Biblioteche scolastiche. La professoressa Marqaurdt è anche Director Europe dell’Associazione internazionale di biblioteconomia scolastica (IASL), Elected Member della Federazione internazionale delle biblioteche e delle istituzioni bibliotecaria, Sezione biblioteche scolastiche (IFLA – SLRC) e dell’IFLA-IASL Joint Steering Committee.

LA LEGISLAZIONE SULLE BIBLIOTECHE SCOLASTICHE – In Italia non esiste una legislazione specifica in merito alla presenza di biblioteche e personale addetto alle biblioteche nelle scuole. Il primo intervento legislativo ad avere un effetto indiretto in questo campo è rappresentato dai Decreti Delegati del 1974 (D. 417/74, Art. 113), che hanno istituito l’uso dei docenti inidonei – docenti che, per problemi di salute, non possono più dedicarsi all’attività didattica in aula – in compiti diversi dall’insegnamento. La possibilità di tale utilizzo del personale scolastico è stata confermata successivamente dal Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione del 1994 (D.L.vo 297/1994 – Art. 514) e da tutti i successivi contratti nazionali, compreso il CCNI 2008, specifico per i docenti inidonei all’insegnamento. “Queste disposizioni prevedevano la possibilità che tali docenti venissero impiegati in aree diverse, per esempio nell’amministrazione, in segreteria e in particolare nelle biblioteca scolastica, che essendo un ambito molto vicino a quello della didattica rappresentava un ambiente naturale nel quale continuare a prestare servizio”, spiega Luisa Marquardt. “Qui i docenti inidonei potevano continuare a mettere in campo le loro competenze culturali, oltre a formarsene di nuove e specifiche di un bibliotecario.”

I DOCENTI-BIBLIOTECARI – “Sicuramente questo dispositivo normativo presentava luci e ombre”, commenta la professoressa: “l’utilizzo talvolta improprio che se ne è fatto e i casi di malattie gravi non hanno sempre facilitato lo slittamento degli insegnanti non più idonei in aree diverse, ma in molti casi ha rappresentato un meccanismo estremamente proficuo. L’insegnante proiettato in una dimensione diversa da quella strettamente scolastica si sentiva il più delle volte stimolato a costruirsi un’identità professionale nuova, in molti si sono riqualificati seguendo master e corsi di formazione ministeriali, costruendosi un bagaglio di esperienza ricchissimo. Oggi molti dei docenti inidonei si possono considerare ‘docenti-bibliotecari’ a tutti gli effetti, perché hanno competenze del tutto adeguate a gestire una biblioteca in maniera efficiente.”

L’EVOLUZIONE DELL’APPARATO LEGISLATIVO – In Italia, a differenza di quanto avvenuto nel resto d’Europa, questa legislazione non ha però mai portato alla definizione di un piano coerente di sviluppo delle biblioteche scolastiche, né è stato mai stabilito per legge che un istituto scolastico, per essere riconosciuto dal sistema dell’istruzione pubblica, debba avere una biblioteca, sicché è prerogativa della singola scuola dotarsi o no di tale struttura. Anzi, il recente Decreto Legislativo 95/2012, che definisce alcuni interventi per la revisione della spesa pubblica, nel caso specifico della scuola limita l’utilizzo in compiti diversi dall’insegnamento dei docenti inidonei, che vengono ora costretti a transitare in ruoli amministrativi. “Il provvedimento va a colpire almeno 3.665 docenti, che rivendicano il diritto a mettere a frutto le competenze notevoli maturate nel settore bibliotecario”, dichiara la professoressa Marquardt. “Oltretutto si tratta mediamente di persone abbastanza avanti con l’età, che hanno già subito duri colpi dalla vita. I bibliotecari provinciali nelle scuole superiori furono colpiti da provvedimenti analoghi nel 1999: il personale bibliotecario dipendente dalle amministrazioni provinciali dovette transitare nell’area amministrativa, e anche in questo caso persone con profili professionali molto alti furono costrette ad abbandonare il loro campo. La storia si ripete con il D.L. 95. L’AIB ha provato a intervenire per indurre un ripensamento, ma c’è poco da fare. Eppure la scelta di non investire nelle biblioteche scolastiche manca completamente di lungimiranza: la biblioteca scolastica potrebbe, tra le altre sue funzioni, ricoprire un ruolo importante di raccordo tra l’area didattica e le attività culturali del territorio, come avviene negli altri Paesi.”

UN CONFRONTO CON L’EUROPA – È il caso per esempio del Portogallo, che partendo da una situazione analoga alla nostra dal 1996 ha portato avanti inarrestatamente un piano di sviluppo delle biblioteche scolastiche. Nel 2010 una legge ha lì stabilito che in ogni biblioteca scolastica dovesse esserci un bibliotecario specializzato, e c’è un piano congiunto di formazione aperto ai bibliotecari pubblici e ai docenti inidonei impiegati nelle biblioteche scolastiche: c’è una collaborazione efficace e virtuosa tra biblioteche scolastiche e pubbliche. “Ai bambini, ai loro genitori e ai docenti delle scuole portoghesi vengono date maggiori possibilità d’accesso all’informazione”, sottolinea Luisa Marquardt: “anche le famiglie meno interessate, meno vicine agli ambienti della cultura, attraverso la biblioteca scolastica hanno scoperto la dimensione della biblioteca pubblica. In Portogallo la diffusione della tecnologia è avvenuta anche attraverso le biblioteche scolastiche: ci si è avvalsi del personale inidoneo a questo scopo.” Ma lo stesso discorso di biblioteca in condizione professionale vale per Francia, Croazia , Polonia, Lituania. “I politici dovrebbero guardare a questo segmento della macchina scuola con attenzione diversa. I risultati che si possono ottenere sono molto interessanti.”

DATI SULLA PRESENZA DI BIBLIOTECHE SCOLASTICHE IN ITALIA – Riguardo al numero di istituti scolastici dotati di biblioteca in Italia e alla loro dislocazione sul territorio, i dati sono frammentari. “È stata sì istituita un’Anagrafe dell’Edilizia Scolastica”, ci informa la professoressa Marquardt, “ma questa pone attenzione soprattutto sull’aspetto della sicurezza.” Nel 1997 la Direzione generale Istruzione classica promosse e coordinò un’indagine quantitativa per censire le biblioteche scolastiche, condotta mediante la somministrazione di un questionario a tutte le scuole secondarie superiori e a un campione di scuole secondarie inferiori ed elementari. Il 97% dei dirigenti scolastici dichiarava di avere una biblioteca, ma questo era solo il dato quantitativo. “Nella realtà dei fatti, ma si va da spazi articolati e ben forniti allo scaffaletto metallico chiuso a chiave, magari collocato in sala professori. Manca una cultura della biblioteca scolastica come ambiente per l’apprendimento, indispensabile a realizzare davvero una didattica attiva. Laddove in una scuola emerge la necessità di trovare nuovi spazi, la prima a saltare è la biblioteca. Tendenzialmente comunque l’offerta migliore si colloca nelle regioni del centro-nord, come la Toscana, l’Emilia Romagna, il Piemonte, la Lombardia, che più hanno investito nelle biblioteche. Una realtà di eccellenza è quella bolzanina: nel 1990 la provincia autonoma di Bolzano ha legiferato in materia di biblioteche scolastiche (legge 17/1990), e a distanza di quasi un quarto di secolo queste si confermano anche a livello internazionale un modello vincente. Alla biblioteca scolastica viene riconosciuta piena dignità, sono istituite le figure del direttore, dell’assistente di biblioteca, e questa lavora in maniera integrata concorrendo al raggiungimento degli obiettivi didattici dell’istituzione scolastica e operando in piena collaborazione con le biblioteche del territorio. Nel sito della provincia di Bolzano è immediatamente visibile, sia per la comunità italiana sia per quella tedesca, quest’area integrata che presenta un doppio canale – per le biblioteche scolastiche e per quelle pubbliche.”

LA DIFFICOLTÀ DI MANTENERE UNA BIBLIOTECA NELLE SCUOLE – Rispetto al passato, la situazione delle biblioteche scolastiche va peggiorando: il loro numero è sicuramente diminuito. Tanti docenti prima utilizzati nelle biblioteche sono già transitati in ruoli amministrativi, perché in certe Regioni alcune circolari hanno anticipato il D.L. 95, e quest’ultimo aggrava ulteriormente il problema. Laddove si è già verificato questo passaggio la biblioteca ha chiuso, oppure ha ridotto drasticamente l’orario di apertura, offrendo servizio in un orario minimo e su base volontaria. D’altra parte questo si verificò anche quando bibliotecari ex provinciali transitarono nell’organico amministrativo. “Anche i dirigenti scolastici denunciano la difficoltà di mantenere una biblioteca”, commenta la professoressa Marquardt: “non si può più nemmeno ricorrere a quei dispositivi normativi che consentivano, laddove mancava personale specializzato, l’utilizzo delle ore vacanti dei docenti, perché tutti i docenti ora hanno la cattedra piena.”
6 febbraio 2013


''I tagli su istruzione, scuola, biblioteche sono un pericolo per il Paese''

Le biblioteche scolastiche sono strumenti fondamentali per educare i ragazzi a una corretta competenza informativa e mediatica, formando le competenze critiche necessarie ai cittadini di domani. Lo afferma Luisa Marquardt, che dopo averci aiutato a ricostruire, in un nostro precedente articolo, la situazione delle biblioteche scolastiche italiane, ci parla delle campagne in loro favore: BIOS (una Biblioteca In Ogni Scuola), l’iniziativa “I libri spediamoli a scuola” e il progetto ministeriale Bibliorete21, della cui commissione la professoressa Marquardt fa parte.
Ci sono iniziative per richiamare l’attenzione sulla necessità che le scuole vengano dotate di biblioteche?
La IASL (Associazione Internazionale di Biblioteconomia scolastica), l’IFLA SLRC(Federazione internazionale delle biblioteche e delle istituzioni bibliotecarie - Sezione biblioteche scolastiche) e l’ENSIL (Rete Europea per le Biblioteche Scolastiche e la Competenza Informativa) hanno da tre anni varato una campagna di sensibilizzazione nei confronti delle biblioteche scolastiche chiamata ALIES (A Library In Every School), che io ho tradotto in italiano con BIOS (una Biblioteca In Ogni Scuola). La campagna, non potendo contare su finanziamenti di nessun genere, si promuove soprattutto attraverso i canali di questi organismi e attraverso iniziative attuate nei vari Paesi, per esempio a ottobre in occasione del mese internazionale della biblioteca scolastica. In Italia BIOS ha incontrato e unito le sue forze con “I libri spediamoli a scuola”, campagna di promozione della lettura e del libro attraverso la scuola e la sua biblioteca nata da un’idea di Della Passarelli, direttore editoriale della Sinnos Editrice. Si tratta di una campagna attiva rivolta anche al semplice cittadino, non necessariamente a coloro che all’ambiente della scuola sono legati. Librerie e scuole sono invitate a gemellarsi, e tutti i cittadini che vanno in libreria possono scegliere di destinare un acquisto alla biblioteca della scuola gemellata. Tutto ciò avviene sulla base di progetti che garantiscano che i libri donati alla scuola vengano poi effettivamente utilizzati. Questa campagna consente anche di valorizzare le competenze del libraio: gli insegnanti e i genitori non sempre conoscono la proposta editoriale corrente, che nel settore dell’infanzia ha fatto passi da gigante, e laddove c’è un libraio specializzato in questo campo, per esempio, possono avvalersi di consigli molto buoni. È insomma una campagna di cittadinanza attiva, un modo per aggregare editori, librerie, cittadini comuni in un’azione efficace sul versante della promozione di libri, lettura, librerie e biblioteche, che anche nell’era del digitale non perdono la loro funzione di snodo d’accesso all’informazione.
Ci sono anche iniziative ministeriali?
Sul versante istituzionale, ad agosto 2010, in seguito a una serie di sollecitazioni da parte della Commissione nazionale biblioteche scolastiche, all’epoca coordinata dalla professoressa Donatella Lombello dell’Università di Padova e attualmente coordinata da me, si avviò un progetto finalizzato a costituire una rete di biblioteche per le competenze chiave del 21simo secolo, nominato Bibliorete21. La circolare che venne mandata alle scuole per invitarle a entrare a prender parte a questo progetto richiedeva come requisiti minimi che l’istituto fosse dotato di una biblioteca scolastica con del personale addetto, in qualunque modalità venisse impiegato, e che volesse operare in un’ottica di rete con le altre scuole e con il territorio.
Perché è importante investire nelle biblioteche scolastiche?
Ci sono tantissimi studi in ambito psicologico e anche nel campo delle neuroscienze che evidenziano come la plasticità dell’intelletto umano sia inversamente proporzionale all’età, ed è importante proprio in questo stadio educare l’intelletto a un approccio integrato all’informazione, che passi attraverso canali diversi. Non si deve veicolare l’idea che soltanto computer e connessioni internet possano dare accesso ai contenuti dell’informazione e utilizzare così in una fiducia totale le nuove tecnologie e risorse digitali, privando bambini e ragazzi di una dimensione fondamentale quale quella della ricerca e dell’uso di più fonti informative. Sin dai primi anni e dai primi gradi dell’istruzione bisognerebbe costruire un percorso di educazione alla competenza informativa e mediatica mettendo a disposizione una pluralità di risorse e di strategie, altrimenti si rischia di favorire delle abilità più di tipo tecnico che non delle vere e proprie competenze. È una questione alla base anche di qualsiasi democrazia: sono le capacità critiche che consentono di esercitare in pieno i diritti di cittadinanza, la tenuta di un Paese viene messa a dura prova quando si taglia sull’istruzione e sulla cultura. Per questo è importante investire in strutture che la veicolino, come le biblioteche e, in prima istanza, le biblioteche scolastiche, che offrono questo servizio ai più giovani.
Un motivo in più che dovrebbe spingere il legislatore a investire nella biblioteca scolastica dovrebbero essere i risultati che provengono dalla realtà di Bolzano, dove alle biblioteche scolastiche è stata dedicata a partire dal 1990 grande attenzione da parte degli apparati legislativi della provincia. Non è un caso che i risultati degli allievi di Bolzano e provincia nelle indagini internazionali si allineino ai livelli più alti, mentre la performance italiana in generale è al di sotto della media europea.
7 febbraio 2013

giovedì 14 marzo 2013

Biblioteche scolastiche e discussa rappresentanza sindacale

docenti bibliotecari, assistenti amministrativi, davanti al MUIR - 12.03.2012

I docenti bibliotecari da anni ormai si battono per salvare i propri posti di lavoro e le biblioteche scolastiche. Le biblioteche scolastiche ed i loro posti di lavoro. E sì, perchè dipende da che prospettiva la si vuole guardare la situazione.

Il bibliotecario scolastico che difende il proprio posto di lavoro non verrà rimpiazzato da alcuno e le biblioteche chiuderanno. Chi difende le biblioteche scolastiche dalla chiusura difende il diritto dei nostri allievi all'istruzione, all'arricchimento culturale all'addestramento alla ricerca.
Chi fa il docente fa un lavoro delicato, non impiegatizio, lo fa per passione e con passione. Anche se spesso la sua passione è messa a dura prova dalle carenze della scuola italiana e dallo brindellarsi del tessuto sociale che significa avere a che fare con alunni sempre più problematici.

Chi opta di essere utilizzato in altri compiti nella biblioteca scolastica lo fa perché comunque rimane a lavorare come docente, docente bibliotecario, in questo caso. Può continuare a mettere la sua professionalità di docente a disposizione degli studenti.

Non finirò di ribadirlo, e persone di gran lunga più autorevoli di me lo hanno ribadito n volte,  il bibliotecario scolastico, necessita di competenze educative che si sommano a quelle del semplice bibliotecario. Non per altro questo personale si chiama "docente bibliotecario".

E tutta Europa lo sa, meno l'Italia. Che tristezza!

Si leggono ultimamente dei sinistri e fuorvianti messaggi rassicuranti, da parte delle organizzazioni sindacali cosidette "più rappresentative"  Mentre i colleghi lottano per preservare se stessi e la scuola pubblica dallo smembramento scientifico del governo Berlusconi (e dei suoi strascichi), queste organizzazioni scrivono che la situazione è in via di risoluzione.

Nulla di più falso. Non è stata fermata la deportazione dei docenti-bibliotecari sui posti di assistente amministrativo. 

Quindi le biblioteche chiuderanno!

Quindi gli assistenti amministrativi precari da anni perderanno il posto.

Anche una modulazione graduale della deportazione è inaccettabile. Lo specchietto per le allodole della dispensa da servizio è una via improponibile: vista l'età media degli interessati, significherebbe ritirarsi con 200,00 euro al mese. Che ci provino i sindacalisti a vivere con quella cifra!

I docenti bibliotecari non si sentono quindi più rappresentati da organizzazioni sindacali che non tutelano affatto i loro diritti e quelli degli studenti italiani.

E' da aggiungere, inoltre, che al momento sta per insediarsi un nuovo governo, quindi è decisamente lesivo dei nostri diritti che le organizzazioni sindacali cosidette "più rappresentative", da noi non autorizzate, si affrettino a firmare senza il nostro consenso non-soluzioni, finte soluzioni, e prese in giro contenute nella nuova bozza di decreto attuativo.

No alla firma del Decreto attuativo, no alla svendita dei nostri posti, no alla depauperazione delle risorse documentali, no all'attacco contro la scuola pubblica!!!


Care organizzazioni sindacali,
ieri 12.03.2013 c'eravamo noi davanti al MUIR e non abbiamo avuto il piacere di incontrarvi....avete forse atteso che ce ne fossimo andati? Visto che è poi è uscita la notizia che l'incontro c'è stato?

Peccato che non abbiate fatto alcun gesto per conoscerci, per sapere di che cosa abbiamo bisogno.

Siete stati latitanti e vi significhiamo che non ci state rappresentando, non state portando avanti le reali istanze delle categorie interessate.

Vi diffidiamo, a questo punto della vicenda, dal firmare qualsiasi accordo. Abbiamo atteso fino ad ora e VOGLIAMO che sia il NUOVO GOVERNO ad occuparsene. La legge che ci condanna è stata fatta su spinta di un governo che non esiste più. I tempi sono cambiati, abbiamo votato in Parlamento forze politiche che hanno nel loro programma leggi di tutela nei nostri confronti, quindi giù le mani dai decreti attuativi di una legge iniqua, crudele e cattiva.

Chi firmerà verrà chiamato a risponderne anche  personalmente in sede giudiziaria.

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